Artigiani da sempre, per ferrea vocazione

Una famiglia, un’azienda: i fratelli Narcisi si raccontano

Con l’appellativo di Narciso viene definito chi è talmente pieno di sé da rifiutare le relazioni con gli altri, per finire poi male.
I Narcisi di Correggio, tutt’altro. La loro azienda, la Narcisi fratelli s.n.c., di relazioni con gli altri, commerciali e non solo, qui in zona ne ha costruite e curate un bel po’.
Alzi la mano chi non li conosce, viene da dire. Fanno carpenteria, serramenti, infissi, attrezzature per lavorazioni aziendali, cancellate, inferriate. Ferro, alluminio, acciaio, le materie che maneggiano con maestria ed esperienza. I loro prodotti vanno per un quinto a privati cittadini e per quattro quinti ad aziende della nostra zona, di tutte le dimensioni e per le esigenze più svariate. Un milioncino di euro il loro fatturato, tutto sudato, ma decisamente stabile. La struttura è solida, i conti in ordine, i clienti affidabili e affezionati. Tra questi, di tanto in tanto anche il Comune, che paga con tempestività le riparazioni e manutenzioni che affida alla ditta. Niente da dire.
La presenza della Narcisi fratelli per Correggio è proprio storica. Gianfranco Narcisi, il legale rappresentante della società, instancabile animatore del team operativo, sempre in giro nei cantieri o nelle aziende dove si opera, ci racconta di quando suo nonno, Donnino Narcisi, in quel di Canolo cominciò a battere il ferro. «Il classico fabbro di frazione del dopoguerra, tuttofare». Batti e ribatti, robusta come il ferro, «la vocazione familiare è stata tramandata, tramite mio padre Giancarlo, ai miei fratelli e a me. Accompagnata, devo riconoscerlo, dal buon nome conquistato grazie alla passione e alla professionalità di quelle due generose generazioni che hanno creduto nel nostro mestiere e preceduto tutti noi». Sono in quattro i fratelli che oggi vi lavorano: Ivan, Donnino, Marco, oltre a lui, Gianfranco, il maggiore. I Narcisi operano in viale Varsavia, in un capannone spazioso, occupato dalle macchine operatrici e da montagne di tubi e profilati. «Dopo la bottega di famiglia, trasferitasi prima in centro storico, in via del Correggio, e poi in via Circondaria, ci siamo stabiliti qui nell’anno 1972, quando tutt’attorno non c’erano che fossi e prati», ricorda Gianfranco. Oltre ai quattro fratelli, peraltro tutti in pensione, solo per il certificato d’anagrafe ma non per il libretto di lavoro, nell’azienda lavorano i due figli di Gianfranco, Claudio e Laura, ingegnere lui, ragioniera lei, e il figlio e il genero di Ivan, Filippo e Alessandro. Tirando le somme: tutti e otto operativi in azienda, che conta, oltre a questi, solo una unità di personale in più. Dunque, quattro generazioni di Narcisi fin qui e quattro più quattro tra fratelli e fratelli-cugini al presente: più familiare di così, dove la trovi un’azienda a Correggio?

Ci svelate qual è il segreto del vostro successo?
«Andar d’accordo tra di noi» dicono Gianfranco e Ivan all’unisono. «Avere un lavoro variegato, non mono-prodotto, e poter bilanciare così le crisi di mercato settoriali, come quella dei serramenti legata all’edilizia, con la carpenteria che ci ha protetto molto di più» risponde Laura, impegnata nella parte contabile. «Essere degli esecutori esperti in grado di adattarsi con soluzioni fortemente personalizzate alle esigenze delle aziende del nostro territorio, facendolo con rapidità, ricorrendo all’inventiva classica dell’artigiano manifatturiero tradizionale e concorrendo, rispetto ad altri, con costi competitivi, perché ci sappiamo accontentare» dice Claudio, l’ingegner Narcisi che si occupa della parte tecnica.

Tasse da strozzinaggio, burocrazia che t’ammazza, accesso difficile al credito? Leggendo i giornali, vengono ritenuti i killer che aggrediscono le piccole aziende.
«Non è nostro costume lamentarci troppo» fanno capire coralmente. «Non abbiamo mai avuto bisogno di ricorrere massicciamente al credito, abbiamo fatto i passi come la gamba ci consentiva, sempre, con risorse soprattutto nostre, autofinanziandoci» dice Gianfranco. «Le quintalate di carte che dobbiamo compilare quotidianamente sono, in effetti tante. Sono relative soprattutto alle disposizioni per la sicurezza, molto severe, nei cantieri dove operiamo. Ci aggravano i costi, con quote spesso non scaricabili sul prezzo del prodotto. Però non si può sottovalutare il tema, oggi assolutamente rilevante per l’incolumità di tutti e per il rispetto dell’ambiente in cui tutti viviamo. Siamo un’impresa socialmente responsabile; ogni socio, qui in famiglia, si sente responsabile in prima persona di questo ruolo. Ci hanno insegnato così: lezione di vita. Per cui si fa quel che è richiesto e giusto, niente sotterfugi o furberie. Anzi da tempo abbiamo cercato ed ottenuto tutte le certificazioni di qualità, senza le quali, oggi, vai rapidamente fuori mercato» spiega chiaramente Claudio.

Quale futuro, signori Narcisi, vedete per la vostra azienda?
«Facciamo programmi a cinque anni, oltre ci è impossibile vedere. Vediamo un mercato che si è reso un po’ più selvaggio, duro, aggressivo, dove quelle relazioni affettive del commercio di un tempo, si sono ormai perdute. Bisogna continuamente innovare e cerchiamo di farlo, investendo in nuove tecnologie e in macchinari, ma sempre con i piedi per terra. Niente spese apocalittiche e fiducia nelle nostre qualità e tradizioni, che alla lunga non tradiscono» dice ancora Claudio. «Sentiamo il problema del ricambio generazionale. Ci sono da rinnovare le nostre figure, perché gli anni cominciano a farsi sentire. L’anagrafe non perdona noi quattro giovanotti e stiamo investendo sui figli, ma senza fermarci a loro, qui già presenti al nostro fianco» insiste Gianfranco, con gesti di assenso degli altri tre fratelli. Marco, classe 1954, il più giovane di loro quattro, abbronzato non come può esserlo un carpentiere ai primi di marzo, è appena tornato da un weekend notturno sul Cusna, dove ha filmato un’alba fantastica. È un camminatore e scalatore dai grandi numeri, con avventure incredibili alle spalle. E sa bene che in montagna è solo con una cordata salda e coesa che si scalano le vette più ardite.
Ma c’è da giurarci: lo sanno tutti, i Narcisi. Anche quelli meno abbronzati. Lo abbiamo potuto constatare di persona.

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