Il professor Fabrizio Frasnedi agli inizi degli anni Ottanta cominciò la sua carriera universitaria, svoltasi poi quasi interamente all’Alma Mater di Bologna.
La sua scomparsa, il 25 ottobre scorso a 71 anni, costituisce davvero una grave perdita -lo si può dire senza paura di cadere in quella retorica che Fabrizio detestava più di ogni altra cosa- anche per chi, come me, ha avuto il privilegio di godere della cultura e della umanità di Fabrizio grazie alla sua preziosa collaborazione con il Centro di documentazione Pier Vittorio Tondelli.
Frasnedi è stato uno dei più importanti linguisti italiani, noto in particolare per i suoi studi di glottodidattica (le tecniche per insegnare una lingua) e per l’ideazione assieme al prof. Gian Mario Anselmi, del corso di laurea magistrale in “Italianistica, culture letterarie europee, scienze linguistiche”.
Frasnedi non è stato un accademico freddo e distaccato, bensì un intellettuale di grande umanità, appassionato e generoso nel dibattito culturale e ancor più nell’insegnamento.
Con gli studenti stabiliva un rapporto diretto e “socratico”, attraverso una pratica seminariale che offriva la possibilità a ciascuno di loro di crearsi un proprio percorso di studio senza pregiudiziali.
D’altra parte, per capire qual era il rapporto del prof. Frasnedi con i suoi studenti basta leggere l’avviso pubblicato il 12 ottobre scorso e ancora presente nella sua bacheca internet di Professore a contratto a titolo gratuito (essendo in pensione già da tre anni) presso la Scuola di Lettere e Beni culturali dell’Università di Bologna: “Confermo che oggi, lunedì 12 ottobre 2015, presenterò agli studenti interessati il corso di Lingua e Cultura italiana”.
Questo è stato il suo ultimo avviso ed è commovente a leggerlo ora, perché Fabrizio, già da tempo gravemente ammalato, se ne è andato solo qualche giorno dopo.
Frasnedi ha fatto parte fin dall’inizio della Giuria dei Premi Tondelli, contribuendo ad assicurare, grazie alla sua competenza, prestigio a tale concorso e garanzia di qualità delle opere premiate.
Egli è stato presente a quasi tutte le edizioni dei Seminari Tondelli, senza sentirsi sminuito dall’essere inserito nel programma assieme a laureandi, dottorandi e giovani ricercatori.
Poi, certo, i suoi interventi un ruolo speciale l’avevano, ma solo in virtù della loro qualità.
Ad esempio, restano indimenticabili per me (e credo per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di assistervi) le sue “dispute” con Padre Antonio Spadaro, prima redattore e poi direttore de La Civiltà Cattolica anch’egli fra i più stretti collaboratori del Centro Tondelli.
Del legame che il prof. Frasnedi instaurava con gli studenti, abbiamo avuto un piccolo assaggio anche a Correggio, quando accettò la proposta di curare all’interno del Seminario Tondelli 2012 (l’ultimo che organizzai prima di andare anch’io in pensione) una sorta di conversazione con alcuni suoi studenti intitolata La scrittura di P.V. Tondelli e la voce dei giovani lettori di oggi. Un’esperienza ripetuta poi l’anno successivo.
Penso che la morte di Fabrizio Frasnedi rappresenti una perdita anche per la nostra città; come lo fu la scomparsa nel 2013, a soli 65 anni, di Roberto Daolio (correggese, amico di Tondelli, critico d’arte contemporanea, docente presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna,) e nel 2014 di Ezio Raimondi.
Tutti e tre membri della Giuria per i Premi Tondelli (Raimondi ne era addirittura Presidente) e amici preziosi per il Centro.
Ritengo quindi che anche Correggio li debba ricordare con affetto e riconoscenza. È grazie al valore dell’opera di Pier Vittorio Tondelli che loro e tanti altri studiosi e artisti, italiani e stranieri, noti e meno noti, in prevalenza giovani, in questi ultimi vent’anni sono passati (spesso ritornando più volte) per la nostra città: per dar vita o anche solo assistere a occasioni di ricerca e di confronto su Tondelli, sulla letteratura, sulla cultura.
Testimoniando, in questo modo, anche un apprezzamento per come il Comune di Correggio, attraverso le attività del Centro di documentazione a lui dedicato.