Antonio, lieto (e discreto) pittore universale

Giuseppe Adani: Correggio investa su il Correggio

Lodovico Ariosto, terminando il suo poema, immagina di essere accolto dalle “belle e sagge donne”, prime fra tutte quelle di Correggio: Beatrice, Ginevra e Veronica Gambara. Veronica ammirava il concittadino Antonio Allegri, che però si firmava Lieto. La letizia è più discreta dell’allegria, tanto che del nostro sommo pittore non tutto si conosce e si continuano a cercare sempre nuove tracce per adeguare la critica d’arte alla sua irripetibile grazia e grandiosità, cresciuta lontana da Roma, nella pienezza dei tempi e dei geni rinascimentali.

“Uno dei maggiori amatori del Correggio” secondo l’espressione del professor David Ekserdjian (tra i massimi esperti internazionali dell’opera allegriana), è il nostro professore Giuseppe Adani.

A lui faccio visita, approfittando della squisita ospitalità sua e della moglie Renza, e gli pongo alcune domande.

Quali sono, se ci sono, professor Adani, le ultime novità sulla vita e le opere del Correggio?
«Tra i documenti vi sono le importanti nuove datazioni sulla cupola del Duomo di Parma, rivelate da Cristina Cecchinelli, e ve ne saranno altre, giacché la studiosa continuerà a scavare negli archivi dove sinora nessuno ha cercato: la nostra Fondazione dovrebbe aiutare queste ricerche, che richiedono molti sacrifici ma che promettono davvero novità inesplorate. Gli Amici del Correggio, dopo otto anni di inesauste ricerche sono addivenuti al possesso degli Atti del Convegno internazionale di Studi del 2008, mai pubblicati, ed è in questa miniera che si trovano gli ultimi aggiornamenti artistici e scientifici».

Sei a conoscenza di nuove opere o di possibili eventuali acquisizioni del Museo o della Fondazione?
«Sì, sono a conoscenza di nuove opere che potrebbero onorare fortemente la nostra Città attraverso il Museo. In verità non so che cosa faccia la Fondazione in questo senso, e neppure in altri sensi. È molto strano che la Fondazione, che è il nostro vero Gonfalone culturale di fronte al mondo, non abbia vita. Avanzo pertanto un richiamo al Consiglio Comunale, che ha lo stretto dovere di far vivere questa sua entità, indispensabile alla dignità civica. È tempo di troncare la bifidità che da troppi anni tiene in condizione sterile gli studi, la documentazione, e le iniziative della nostra Città sul Correggio».

 La ricorrenza dei cinquecento anni che stanno compiendo e compiranno le opere del Correggio cosa sta muovendo a Correggio, Reggio, Parma?
«Qui in loco è da alcuni anni che lancio avvertenze sullo svolgimento dei Quinti Centenari, ma le nostre istituzioni sinora non hanno raccolto la promessa dell’Assessore Regionale per formare l’indispensabile Comitato. Chissà se avverrà. Con molti sacrifici personali, insieme agli Amici del Correggio ho aperto a suo tempo una straordinaria collaborazione con la Gemäldegalerie di Dresda, che ha fruttato la celebrazione e il Quaderno sul Quinto Centenario della “Madonna di San Francesco”, ma ora vi è il dovere di proseguire. Sempre con gli Amici del Correggio ho presentato alle Autorità di Parma alcune idee sull’imminente Quinto Centenario della Camera di San Paolo, che è un’opera strepitosa per sapienza e bellezza, ma ho trovato un clima impreparato. Su Reggio pare che non accada nulla. Dunque la Città di Correggio dovrebbe muoversi sul piano istituzionale. Vediamo infatti molti altri luoghi in Italia che valorizzano i propri patrimoni artistici con ampi agganci ministeriali e imprenditoriali. Anche noi dovremmo puntare ad un valido turismo culturale permanente, capace di aprire un indotto a vasto raggio sui prodotti del territorio. Ne abbiamo tutte le forze»

 Se non sono indiscreto, a cosa stai lavorando? A quando la riedizione del tuo libro Correggio pittore universale?
«Dopo il 2007, grazie al Comitato Scientifico allora attivo, si sono compiute scoperte veramente importanti sul Correggio, tanto che oggi si deve aggiornare la monografia dell’artista. Spero di poter effettuare la riedizione nel prossimo anno. Ma prima di questo compito direi che sia essenziale in Correggio un’opera ordinata di educazione civica sui nostri beni culturali identitari; e insisto sull’aspetto identitario, che è quello imprescindibile e fondamentale per ogni comunità. Non si fa cultura con il “mostrismo” a gogò, e neppure con il “conferenzismo” a batacchio. Occorre essere severi con noi stessi: quasi tutti i nostri monumenti sono abbandonati, il nostro territorio si sta desertificando in modo angosciante. Manca dunque uno strumento di informazione-formazione che dobbiamo creare. Su questo auguro a Primo Piano di poter esercitare un giornalismo vivace, costante, e fortemente propositivo».

In questo pomeriggio primaverile di tersa luce allegriana è venuto il momento di ringraziare e salutare Giuseppe Adani, storico tra i nostri più appassionati e amico del Correggio e di Correggio.

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