Andare oltre l’io

Il volontariato, dono gratuito e sostegno di comunità

Spesso parliamo di volontariato, generalmente in termini positivi con sentimenti di ammirazione e gratitudine, ma qual è il senso dell’essere volontari, la direzione di questa particolare forma di impegno, la scintilla che muove?

Ho incontrato e intervistato tre correggesi impegnati in varie realtà del volontariato locale per poter andare più a fondo, per poter scavare nella domanda sul senso dell’essere volontario, ed esserlo non nelle forze armate o in una serata in discoteca, ma in associazioni che si fanno incontro agli altri.
Ed ecco che il gesto gratuito implica un interesse nei confronti dell’altro, non un tornaconto personale ma una propensione al dono. Alla base dell’azione gratuita c’è proprio il concetto di andare incontro all’altro, di costruire relazione.

Adriano Giuberti, una vita spesa per gli altri e per la comunità anche in termini numerici: per trent’anni volontario in Croce Rossa, per ventun’anni nell’associazione SiAmo con Te, per dieci anni in Caritas Correggese, per ventisei nell’AVO. «Sono sempre stato bene tra le persone, ho scelto il volontariato per rimanere concretamente tra la nostra gente, che ho sempre apprezzato ritenendola brava, laboriosa e parsimoniosa».

Lorenzo Bonini, da oltre dieci anni in ProLoco, non si tira mai indietro quando c’è bisogno di organizzare feste di quartiere, cene di vicinato, raccogliere iscrizioni per le associazioni sportive locali, lavorare alla realizzazione del carro per il palio e via discorrendo. «Ritagliarsi del tempo per la comunità, tra lavoro e famiglia, richiede un grande interesse per quello che fai, deve anche piacerti e divertirti, altrimenti rischi di essere poco costante, mentre il volontariato organizzato è impegno costante per definizione».

Giovanni Iemmi, responsabile della locale sezione dello SPI – CGIL che riunisce tutti i pensionati, le pensionate e le persone anziane aderenti alla Cgil. A Correggio lo SPI ha sede presso la Camera del Lavoro, in Piazzale Finzi, sopra la COOP, e i pensionati di Correggio iscritti sono circa 2.700. Aperti tutte le mattine dal lunedì al venerdì, svolgono attività come volontari e si alternano, nelle giornate di apertura della sede, con la presenza di alcuni pensionati: in particolare Eles, Emanuela, Giuseppe, Fabrizio e Giovanni.

«Tutti noi dedichiamo parte del nostro tempo al servizio di quegli anziani che hanno bisogno di assistenza e consulenza, in merito ai diversi problemi che devono affrontare e che hanno difficoltà a capire o risolvere».

Adriano ricorda con commozione i momenti in cui cercava di avvicinarsi al letto di un paziente in Ospedale: «Ti chiedi, come posso avvicinarmi? A volte con timore ma poi ti rendi conto che la presenza è importante, non sono sempre necessarie le parole, il silenzio abitato dalla presenza e dalla vicinanza crea un legame, un contatto. È stato difficile accompagnare persone all’Hospice, in un momento in cui non hanno più speranza, a volte sai che non le rivedrai più ma sei con loro, li accompagni fin dove puoi. Sono tutti molto gentili con noi volontari, non fanno mai mancare un saluto cordiale e rispettoso».

«Ricordo quando ero piccolo – aggiunge Lorenzo – a casa dei miei genitori in campagna, il giorno della trebbiatura i vicini venivano ad aiutare e dopo si mangiava e si stava insieme, non c’era bisogno di chiamarli o di chiedere aiuto, era spontaneo ed era la bellezza di aiutarsi e di stare insieme; nel volontariato si ritrova un po’ quella dimensione del lavoro per qualcosa di bello per la città, per gli altri e per se stessi».

Oggi gli aspetti organizzativi ed economici di un’associazione sono complessi da seguire e da gestire, per questo è importante avere un gruppo che si trovi bene, che sia guidato da persone carismatiche e che sappiano avvicinare e includere chi ha desiderio di mettere un po’ di tempo e competenze a disposizione della comunità.

«Gli ambiti d’intervento del Sindacato pensionati della Cgil sono tanti – racconta Giovanni – tutti incentrati sulla necessità di aiutare e di tutelare nel miglior modo possibile i pensionati: prestiamo assistenza e consulenza individuale su pratiche previdenziali, sanitarie e fiscali, informazione e formazione, aggregazione, solidarietà, ascolto, accoglienza e inclusione sociale».

«Che dire dei giovani? Ne conosco molti che si impegnano – afferma Giuberti – sono rispettosi e capaci, ascoltano e cercano di imparare».

«Certo, non sempre sono costanti, il loro impegno è un po’ volatile – aggiunge Bonini – ma è importante saperli accogliere, guidarli, dar loro uno spazio perché uno dei problemi del volontariato oggi è poter garantire un ricambio generazionale e la continuità delle attività».

«Il nostro ruolo è anche quello di fare advocacy: ci confrontiamo con le istituzioni locali, esercitando la contrattazione territoriale con il Comune ed il Distretto Sanitario, per ottenere e promuovere un’assistenza più efficiente ed inclusiva, e servizi socio-sanitari di qualità, tali da rispondere ai bisogni dei cittadini e delle cittadine anziane e non autosufficienti; il volontariato ha anche il compito di dare voce a chi è più debole», aggiunge Iemmi.

Questi esempi raccontano come ad alimentare relazioni tra persone è proprio il dono gratuito del proprio tempo, delle proprie competenze e del proprio lavoro. Nella reciprocità che nasce dal dono, l’apertura all’altro (un’apertura che può assumere le forme più varie, dall’aiuto materiale a quello spirituale) determina una modificazione dell’io che, nel suo rientro verso la propria interiorità, si trova più ricco per l’incontro avvenuto. Ecco, l’identità propria del volontariato è nel dono gratuito che genera reciprocità. L’uscita dell’io verso un tu di cui sempre si ha bisogno è davvero ciò che definisce la gratuità dell’azione volontaria. Il volontario non riesce a definirsi se non sentendosi responsabile nei confronti del diverso, dell’altro, della comunità.

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