Anche Fazzano ha i suoi teatranti

La compagnia dialettale ha una lunga tradizione

Proseguono gli incontri del giornale con le compagnie dialettali correggesi, anche con l’intento di fare la nostra piccola parte per mantenere vivo l’interesse intorno alla lingua dialettale.

Siamo al Circolo ANSPI di Fazzano, in bella compagnia di Mauro Bertani e consorte, Fausto Guidetti e Corrado Masina.

So che la compagnia è la più anziana del nostro territorio; quando si è costituita?
«La compagnia è nata nel 1946 come “Filodrammatica Fazzanese”, grazie a Don Fernando Tosi, che cercava di mantenere attivi ed uniti i giovani del paese; anzi, le compagnie erano addirittura due, una maschile ed una femminile».

Si sa, nell’età in cui l’amore è tormento ed estasi, la paglia vicino al fuoco…
«Già! C’era un teatrino che adesso è stato trasformato in salone, poi negli anni sessanta c’è stata una lunga pausa, finché negli anni ‘70 abbiamo ripreso, mettendo in scena spettacoli in lingua italiana  portati in diversi paesi, da Casina a Rolo. Allora si rappresentavano commedie di Franco Roberto, che scriveva in italiano. Siamo così approdati in un paese in provincia di Parma dove un sacerdote ci ha donato un testo in dialetto (da noi opportunamente adattato al nostro), dal titolo “Al gioren piò bèl ‘d’la véta”, che iniziammo a rappresentare con successo dal marzo 1990.

Dalla fine degli anni ottanta e fino al 1993 ci siamo avvalsi della regia della maestra Marta Gherardi, alla cui memoria è stato istituito il premio “Una vita per la scuola, una scuola per la vita”».

Portaste quella commedia anche al teatro Asioli?
«Il teatro non era ancora agibile; si recitava al bocciodromo Vicentini, ma l’ambiente aveva grossi limiti. Dopo quattro anni, nel 2002, con l’apertura del teatro restaurato, lo abbiamo chiesto, ma l’ERT (Emilia Romagna Teatri) era contrario al dialettale, finché il presidente della Pro Loco Aimone Spaggiari ha ottenuto di poter organizzare una rassegna del dialettale, con la finalità della solidarietà: tutte le compagnie si son rese disponibili a devolvere il ricavato in beneficenza. Così, col patrocinio del Comune, della Pro Loco, la Protezione Civile e i costi abbattuti l’evento ha preso piede molto bene» .

Fausto Guidetti, classe 1932 (scusate se è poco), ci ricorda altri titoli rappresentati con successo: “Quand a se scaravulta la baraca”, “Amor segrét”, “Na mujera par Ghitan”, “Tròpa gràsia Sant’Antoni”, “Quand a lavora cal dòni”. «Sono commedie brillanti di Piovosi, Paolo Ghidoni, un paio di anonimi. I testi, se scritti a volte in altro vernacolo, venivano tradotti in dialetto nostrano dalla regista Maura Crotti, che purtroppo è venuta a mancare nel 2017.

 

Facciamo una pausa caffè e proseguiamo la nostra chiacchierata con Mauro. Ora siete fermi: riprenderete?
«In effetti quest’anno abbiamo avuto diverse vicende complicate, che hanno impedito ad alcuni di prendersi questi impegni col teatro, oltre a qualche problema di salute».

Interviene la moglie: «Riprendere? Mai porre limiti alla provvidenza».

 

Chiedo direttamente a Corrado Masia, colonna portante della compagnia, cosa ne pensa.
«Io sono ottimista. È un impegno, ma di grande soddisfazione. Certo, il fatto che Maura sia venuta a mancare così all’improvviso ha avuto la sua importanza, noi però siamo molto uniti e ce la faremo.

 

Ne sono certo. Siete a qualche chilometro dal centro: possiamo dire che a Fazzano si privilegia il folclore di una realtà in gran parte contadina?

«Forse un tempo, quando gli abitanti erano poche centinaia e le stalle ben di più delle tre o quattro attuali dei Ferrari e dei Giannotti. Ora c’è da considerare tutta l’espansione Sud. Rimangono tuttavia le differenze dialettali. A Correggio si dice: “nueter andèm, a fèm, a brighèm”,  da noi si dice “andòm, a fòm, a brigòm”.

Comunque abbiamo sempre privilegiato i fatti di vita familiare. Ad esempio nella commedia “Al gioren piò bel d’la véta” si parla di sposarsi e di diventar prete, con i pareri favorevoli e contrari, scelte non condivise, colpi di scena, la vena ironica, la parlata popolare però mai volgare, perchè       una battuta ci sta, due sono troppe e la terza stanca. E poi, naturalmente, il finale a sorpresa».

 

Interviene di nuovo Fausto Guidetti: «Purtroppo i giovani il dialetto non lo sanno! Eppure sono i nostri figli. Perché non riusciamo a trasmetterlo? È da considerare ancora una lingua viva?».

Corrado: «A casa mia qualche volta si parla, ma non tanto. Poi a scuola non lo parlano e con gli amici difficilmente si esprimono in quel modo».

Fausto: «Noi in famiglia lo parliamo, le figlie lo comprendono, ma non lo parlano, a volte viene italianizzato e fanno degli sfondoni che non ti dico. Ad esempio noi diciamo al scarpulèin loro dicono al calzulèr.  Il dialetto si parla con gli amici di vecchia data, si parla nei bar, nei circoli».

Maria Luisa: «Andrebbe insegnato un’ora a scuola, iniziando dalle elementari, io ci spero ancora perché col dialetto si esprimono cose difficilmente traducibili in italiano ».

 

La nostra serata volge al termine e Mauro intende sottolineare ancora la preziosa collaborazione di Maura Crotti, prematuramente scomparsa.

Poi cerchiamo di ricordare i principali attori che hanno animato la compagnia:

Ilenia Spaggiari, Dante Zini, Guerrino Bertolotti, Enzo Pergreffi, Sara Pallini, Federico Rossi,  Silvio Pergreffi, Lucia Ragazzi, Claudio Romani, Maria Luisa Magnani, Alessandro Braglia,   Stefania Bartoli, Andrea Accorsi, Paolo Gorrieri, Ida Morellini, Gabriele Salsi, Stefano Santachiara, Riccardo Pignagnoli e Laila Cilloni .

 

Grazie amici, siete una forza che ripartirà quanto prima e noi torneremo ad applaudirvi!

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