Ambiente e agricoltura, quando l’industria ci crede

Cri-man, una storia imprenditoriale di successo

Forse Oreste l’avrà sentito dire: nella tradizionale toponomastica correggese “Geminiola” sta per un posto sperduto, fuori dal mondo, dove anche l’erba dei campi ha dura la vita.

In ogni caso, lui, Oreste Massari, in via Geminiola, ci venne ad abitare nell’estate del 1959, a tre anni d’età con la sua famiglia di agricoltori.

Poi partendo da quei campi a cui è ancora tanto legato, ha costruito una bella e importante avventura imprenditoriale.

Nel 1978 Oreste tiene a battesimo la Tecnofer, di cui una parte d’attività è rimasta ancora a san Martino piccolo.
Poi, nel dicembre del 2000, dà vita alla Cri-man, che fa bella mostra di sé al villaggio industriale di Correggio, in via della Costituzione.

Dai materiali per le stalle, come cuccette e raschiatori, il primo core-business della Tecnofer, si arriva con la Cri-Man al trattamento integrale dei liquami zootecnici e poi, via via, agli impianti di biogas e al trattamento dei reflui civili e industriali, con pompe, separatori e miscelatori, in competizione sui mercati mondiali.
Oggi tra Tecnofer e Cri-Man, 60 dipendenti realizzano un fatturato di 17 milioni di euro, di cui il 70% con i mercati esteri.
Vi lavorano in ruoli dirigenziali i figli di Oreste, i gemelli Cristian ed Emanuele, nati nel 1978, alle cui iniziali è dovuto il nome dell’ultima azienda.

Visitandola in lungo e in largo, tra i pezzi dai colori vivaci pronti per la spedizione in giro per il mondo, i muletti in movimento, gli scaffali del magazzino vertiginosamente alti e le macchine a controllo numerico imponenti e silenziose, vedi che l’ordine e l’organizzazione certosina regnano sovrani. Germany?
No, made in Correggio: “ac pensom nueter”, ci pensiamo noi, parola di un fiero Oreste.

La tenacia e l’innovazione sono state le armi vincenti della success-story di Massari.

«Cominciai a 14 anni a lavorare in officina, maturai passione per la meccanica e gusto per l’arte dell’arrangiarsi con la testa e con le mani.
A 19 anni mi sono sposato e a ventidue anni ho cominciato l’attività in proprio, inventando e smacchinando sotto una tettoia, con la Becchi per scaldare la zona di lavoro d’inverno, a ridosso dell’abitazione di famiglia. Poi con il camioncino via, per il lungo e per il largo della penisola, da solo, di giorno e di notte a consegnare i primi prototipi (nastri, rastrelliere, abbeveratoi) e a curarne personalmente la messa in opera negli allevamenti» racconta Oreste Massari.
Un’avventura dura, faticosa, ma felice.

«Nel mercato che si stava sviluppando, c’era chi mi guardava con un po’ di sufficienza, come una new-entry importuna, destinata a vita breve.
Invece eccoci qua, con una presenza autorevole, con un nome considerato… e sono stati altri a soccombere.
Intendiamoci, non voglio autoincensarmi o esaltare la Cri-Man indebitamente: i problemi ci sono per tutti e tenere le posizioni oggi è dura.
Con la globalizzazione, tutto è più complicato. Pensa che, per esempio, la Russia per noi era il primo mercato di sbocco.
Stavamo andando a gonfie vele con la loro zootecnia, poi sono arrivate le sanzioni europee e la svalutazione del rublo.
Di colpo, da primo, quello russo è diventato per noi il quinto mercato».
Un viaggio in più con il camioncino degli esordi oggi non basta più per recuperare.

Nella stanza dei bottoni aziendale, al primo piano, il direttore generale, l’ingegner Michele Corbo, spiega le strategie aziendali per il futuro.
«Il mondo è grande e non ne siamo spaventati. Anzi. Stiamo investendo ancora in Germania, dove siamo leader assoluti negli impianti di biogas (là molto diffusi, circa 10.000 contro i 1.500 in Italia), nei Paesi del Sud-est asiatico, in Brasile.
Poi il nostro punto di forza è l’innovazione. Siamo una squadra tenace in questo. Con il CRPA (Centro Ricerche Produzioni Animali) di Reggio Emilia (una società a prevalente partecipazione pubblica con la quale abbiamo da tempo una fruttuosa collaborazione) abbiamo brevettato la “Biocella” per igienizzare il letame essiccato e utilizzarlo per la lettiera delle stalle al posto della paglia, consentendo sia risparmi economici che un migliore benessere animale».

Nella scrivania di fronte gli fa eco Oreste Massari: «Ci stiamo dedicando al trattamento della frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU), per ricavarne del fertilizzante per l’agricoltura e per alimentare gli impianti a biogas.
Insomma queste sono le frontiere che vediamo aprirsi e sulle quali tentiamo di garantirci una leadership duratura.
Mettendo a profitto la nostra esperienza e la qualità della nostra attività di ricerca».

E passa ad elogiare i tecnici dell’azienda impegnati nella attività di sperimentazione e sviluppo di nuovi prodotti e progetti.
In coro, direttore e titolare, insistono poi su un punto: sul valore della nostra agricoltura, che purtroppo vive, specie nella zootecnia, un momento difficile.
Il lavoro agricolo merita una più equa remunerazione.
Sul primario l’Italia deve puntare molto di più, per garantire cibo sano e di qualità e per migliorare l’ambiente a vantaggio di tutti.
La dura Geminiola insegna ancora qualcosa, dunque.

A noi insegna qualcosa questa storia imprenditoriale di successo: concepita tra le zolle di una terra tenace, cresciuta sotto una tettoia e al calore di una Becchi, veicolata a bordo di un camioncino, oggi è protagonista di un impegno d’avanguardia sui temi dell’ambiente e dell’ecosistema.
Problemi su cui tanti profeti della parola reflua invocano soluzioni radicali che poi non arrivano mai.
Qui alla Cri-Man, intanto, si cerca di fare qualcosa che risolve e che resta, con serietà e con un giusto spirito di squadra.

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