Alice abita qui

La sua intervista mi regala un ambito premio giornalistico

Quando a Milano ho letto ad alta voce la lettera scritta da Alice, la sala si è commossa e la gente continuava ad applaudire.
La Fondazione Benedetta D’Intino Si occupa di bambini con disagio psicofisico e gravi disabilità comunicative.
Ho vinto il premio giornalistico intitolato a questa bambina scomparsa a soli quindici mesi con un servizio radiofonico sulla legge Dopo di noi e in quell’occasione ho voluto ricordare le parole di questa ragazza.
Alice Ballhaus abita a Correggio e vive da sempre su una sedia a rotelle.
Nessuno in paese però la ricorda per questo, ma perché è una vera forza della natura: con la sua ironia e il suo ottimismo ha insegnato a molti di noi tante cose.
Quando ho deciso, con la mia collega della scuola di giornalismo di Perugia, di fare uno speciale radio sulla legge, ho pensato subito di intervistare lei. Mi ha parlato della sua esperienza in appartamento con altri ragazzi disabili e della sua voglia di autonomia. Ha funzionato. 

 

 

«Cosa vuol dire per me la parola “disabile”?

Deriva dal fatto che una parte specifica del corpo non funziona bene… e da lì la persona viene giudicata e classificata. In realtà non è così. Dipende dalla persona stessa giocare o no questo ruolo.

Ricordo gli anni vissuti in Germania con sentimenti opposti: da una parte la difficoltà di accettare me stessa e di trovare qualcuno per parlare, dall’altra la speranza data dalle ottime terapie e dall’autonomia acquisita. La scuola doveva essere orientata all’integrazione ma in realtà era una sfida continua… non volevano accettare la mia iscrizione perché c’erano le scale. I miei genitori hanno lottato parecchio e alla fine hanno vinto loro. Ma la quotidianità non era facile: in pochi mi parlavano e una professoressa mi ha addirittura chiesto se non mi fossi trovata meglio in una scuola speciale. Io ovviamente risposi di no.

Finita la scuola, le prospettive lavorative non erano ottimali. Avevo amici in Italia, così ho chiesto con insistenza a mia madre di trasferirci qui. 

 Dal 2009 abito a Correggio. Appena arrivata ho fatto uno stage di 6 mesi in biblioteca e poi mi sono iscritta al 3° anno della scuola alberghiera. Terminata la scuola, ho iniziato un percorso per capire quali opportunità di lavoro possono essere adatte alle mie capacità. Nel frattempo continuo l’attività di danza creativa, con tanto di spettacoli aperti al pubblico, dove riesco ad esprimere i miei sentimenti sia con la voce che con il corpo. Sono fidanzata ormai da più di 2 anni, stiamo bene insieme e ci aiutiamo condividendo gli alti e bassi della vita. Ho tanti amici con cui esco e faccio diverse attività. Il mio cuore è molto sensibile e sente presto di chi si può fidare e a chi può voler bene. Pian piano, con l’aiuto delle persone che mi circondano, sono arrivata alla conclusione che mi sento normale e la parola disabile per me non vuol dire niente, non mi sento disabile.

Sento di essere cambiata, mi sento cresciuta e mi accetto. Amo la mia vita, non la cambierei per nulla al mondo. Quando ho intorno a me persone che mi vogliono bene e mi accettano, mi capita di dimenticarmi di essere seduta su una sedia a rotelle. Non voglio un’altra vita».

Alice Ballhaus

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