Al Cà dagli uchini

I Scutmâi ed Curès

Attribuire un soprannome ad una persona è come coglierne i suoi aspetti peculiari e fissarli in un nome riconosciuto da tutti.
Per i Correggesi, questa tradizione di attribuire scutmâi, si è naturalmente trasferita anche sulle case.

 

Questa volta parliamo di un altro corpo residenziale che invece di essere sviluppato in altezza presenta una nutrita sequenza di casette a schiera. Costruite da Ottavio Pignagnoli, Al Cà dagli uchini (le case delle ochette) si presentano come un unico corpo di fabbrica composto da una serie di piccole abitazioni, diciassette in tutto, tra loro più o meno uguali.

Per vederle bisogna imboccare via Timolini da via dei Mille e voltare alla prima via a destra, ecco che ci troviamo in via Borciani, strada dove intorno agli anni Sessanta sono state edificate le casette in questione.
Grande protagonista, soprattutto in primavera, è il verde del parchetto che da sud sembra inglobarle… non preoccupatevi però, perché restano comunque ben visibili! Anche senza far fatica noterete che le unità abitative sono ben distinte l’una dall’altra grazie ai colori accesi e vivaci della muratura esterna.

Il complesso delle case delle ochette, seppur costruite in una zona di notevole espansione residenziale, presentava però una struttura particolare, non proprio classica del periodo.

Questa particolare composizione rispondeva molto bene a quelle che erano le esigenze abitative del periodo e a cui però non si era ancora abituati.
La realtà socio-culturale del periodo era infatti ancora fortemente connotata dalla presenza delle grandi famiglie contadine e dalle abitazioni di campagna, per questo, davanti all’evidente parcellizzazione dei nuclei famigliari, alla dimensione ridotta delle abitazioni e alla loro ripetitività, la malalingua dei Correggesi non si è sottratta nemmeno questa volta.

I nostri compaesani hanno subito associato le piccole unità abitative di via Borciani alle misere e insicure case narrate nella favola delle tre ochine, da qui Al Cà dagli uchini.
La storia infatti narra di tre ochine: una gialla, una bianca e una brizzolata.
Erano sole al mondo e vivevano lontano dal pollaio e dai grandi poderi, per questo un giorno decisero di costruirsi una casetta tutte e tre insieme per stare riparate e protette.
Le ochette però non trovarono una decisione che le rendesse soddisfatte e per questo motivo finirono per costruirne tre diverse, l’una accanto all’altra, una di paglia, una di frasche e una di mattoni.
Venne poi il lupo che abbatté con un soffio la più fragile di paglia e si mangiò la prima ochetta, passò alla seconda e con un soffio ancora più forte abbatté anche la piccola casetta di frasche e si mangiò la seconda ochetta. Arrivò infine alla terza casetta, quella più robusta di mattoni e soffiando, soffiando non riuscì ad abbatterla.
La terza ochetta, più sveglia e astuta, attirò quindi il lupo dentro casa facendolo entrare attraverso la canna del camino. Ad attenderlo però c’era una pentola d’acqua bollente!
Il lupo ci finì dritto per dritto, l’ochetta maggiore salvò le sue sorelline dalla pancia del lupo e tutte e tre decisero che da quel giorno in poi avrebbero abitato tutte vicine in una piccola casa di mattoni.

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