Agostino e Mario, protoresistenti

#sonoresistente

Passeggiando sotto i portici di Corso Mazzini ci si imbatte in una lapide che reca due nomi, Agostino Zaccarelli (classe 1899) e Mario Gasparini (1891).
Ma è soprattutto la data della loro uccisione che fa riflettere: 31 dicembre 1920, ventitré anni prima delle morti partigiane per la lotta di Liberazione.

Come mai così presto?
Si tratta del primo delitto politico causato dallo squadrismo fascista in provincia di Reggio Emilia.
L’eco di quel tragico evento fu notevole.
Il quotidiano “La Giustizia” di lunedì 3 gennaio 1921 dedicò l’intera prima pagina ai fatti avvenuti a Correggio: l’uccisione, ad opera di una squadra di fascisti carpigiani, di due giovani socialisti del luogo, presso la Casa del Popolo, durante il veglione di fine anno.

Due ventenni. Due protomartiri della libertà. Due protoresistenti.

Sotto la lapide è visibile la foto dei funerali che si celebrarono il 4 gennaio 1921 e che ebbero vasta risonanza in tutta la provincia. A quei funerali intervennero il segretario della Camera del Lavoro di Reggio Emilia, Alberto Anceschi e l’onorevole Giovanni Zibordi leader dei socialisti, che tenne l’orazione funebre dal balcone del palazzo municipale.

Tutto il paese partecipò con una cinquantina di corone, sessanta bandiere, una folla enorme; tutti i negozi erano chiusi ed erano presenti cittadini di ogni parte politica.

Una tragedia che appartiene a quella stagione di violenze e intimidazioni che annunciava tutti gli infelici frutti del futuro regime, un periodo (1919-1922) caratterizzato dallo squadrismo, da azioni intimidatorie e sopraffattrici esercitate da gruppi addestrati all’uso della violenza.

Prima di andare al potere, il Fascismo lasciò sul campo quasi 3000 morti, giovani attivisti dei movimenti operai e contadini, socialisti e comunisti.

Ma perché quelle due morti?

Sono gli anni del cosiddetto “Biennio Rosso”, quel fenomeno politico, economico e sociale europeo che si verificò negli anni 1919-1920, quando le crisi economiche conseguenti alla Prima Guerra Mondiale portarono all’acuirsi, in molti Stati, di gravi conflittualità sociali. Mentre la grande borghesia finanziaria e industriale ottenne ingenti profitti con le forniture militari, la piccola e media borghesia vide il suo potere d’acquisto eroso dall’inflazione. Le classi sociali più basse risentirono maggiormente del dissesto economico e nell’immediato dopoguerra, avviarono una lunga serie di scioperi che attraversarono l’Europa.

Sul modello di quanto accaduto in Russia con la Rivoluzione bolscevica del 1917, operai e contadini organizzarono un’ondata di proteste ed occupazioni nelle fabbriche e nelle campagne.

In Italia, la crisi economica e l’inflazione da essa provocata crearono una serie di problemi a cui la classe dirigente non riuscì a dare risposte adeguate.

L’inerzia della politica, tra ribellismo e paura, l’inadeguatezza delle forze liberali e dell’opposizione socialista, la drammatica congiuntura economica aprirono la strada all’esperienza fascista e al suo programma di violenta restaurazione gerarchica.

In questo contesto drammatico morirono i giovani Agostino (dirigente della gioventù socialista) e Mario (capo lega di Fazzano).
Morirono sotto il portico, dove c’era uno spaccio cooperativo di alimentari, bruciati dalla temperie ideale di quegli anni.
Morirono da #resistenti
(“inestinguibile monito di lotta per i lavoratori”, come recita la lapide) in un luogo come Correggio, città dall’alto tasso di partecipazione e di mobilitazione democratica, politica e sindacale.

La lunga notte fascista stava arrivando e proprio Correggio ne ebbe, prima di altre città, il tragico presagio.

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