Giovedì 19 novembre, una platea attenta ha ascoltato e commentato i dati introdotti dal presidente Confesercenti della zona di Correggio Daniele Martinelli.
«Come si può facilmente intendere dal titolo dello studio che presentiamo, l’abusivismo in commercio si realizza in varie forme -dichiara il presidente provinciale Confesercenti Dario Domenichini- quello commerciale tradizionale, quello “legalizzato” o agevolato e, infine, quello che sfrutta le nuove tecnologie e la rete».
La prima tipologia di abusivi, in Emilia Romagna, sottrae alle attività regolari 526 milioni di euro l’anno.
Non solo presso le bancarelle di venditori ambulanti abusivi nelle grandi città o sulle spiagge, ma forse non tutti sanno che anche nella realtà correggese sono stati effettuati sequestri, sopraluoghi e controlli delle licenze itineranti.
«Ciò ha permesso -commenta il sindaco Ilenia Malavasi- l’intervento delle forze dell’ordine con l’individuazione di esercenti non autorizzati nelle fiere cittadine».
La seconda tipologia riguarda quelle realtà che seppure lecite in quanto disciplinate da leggi o autorizzate dall’ente locale godono di procedure più snelle (di tipo burocratico, autorizzativo, fiscale) tali da svantaggiare i tradizionali esercizi commerciali.
Il fatturato del commercio abusivo agevolato italiano si aggira intorno ai 334 milioni l’anno.
Alcuni esempi di questi esercizi commerciali “temporanei” nel campo della ristorazione sono sagre di paese, falsi agriturismi e Bed & Breakfast.
Il settore, dell’abbigliamento poi, è danneggiato dalla presenza di mercatini del riuso dove alcuni soggetti fanno business o vendono merce nuova.
Il comune di Correggio ha deciso di limitare il numero di mercatini dell’usato durante l’anno, riducendoli a due, riconoscendo contemporaneamente l’importanza di queste opportunità di recupero ma anche la potenziale rischiosità d’infiltrazione abusiva.
Per quanto riguarda la rete, infine, è necessario sottolineare alcuni dati: 1 consumatore online su 4 ha comprato almeno un prodotto contraffatto mentre 8 siti di prodotti di lusso su 10 hanno in catalogo merce contraffatta.
Eludendo le autorizzazioni e gli adempimenti previsti dalla legge, internet spesso non favorisce affatto il consumatore.
Conclude il direttore regionale Stefano Bollettinari: «Contrastare la concorrenza sleale serve non solo ai commercianti ma all’intera cittadinanza.
Ma è necessario aumentare i controlli, intrecciando i dati delle banche dati dell’Agenzia delle Entrate, INPS e CCIAA (Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura), e infine controllando il registro delle imprese tenuto dalla Camera di Commercio non più a cadenza quinquennale ma annuale.
È importante, d’altro canto, non confondere con abusivismo quei soggetti che, mantenendosi nella legalità, svolgono il proprio lavoro come ambulanti, hobbisti e creatori d’ingegno, mettendo a disposizione le proprie capacità, le proprie conoscenze e persino la propria abitazione (con siti e applicazioni quali Airbnb, Gnammo, Blablacar e Uber) creando splendide occasioni di socialità e condivisione.