Pensionamenti, difficoltà nelle specializzazioni, fuga all’estero: la carenza del personale medico pesa anche sul distretto di Correggio e sul S. Sebastiano. Il 2025 potrebbe essere l’annus horribilis del sistema sanitario nazionale. La carenza di medici potrebbe manifestarsi in tutta la sua gravità. Se nel frattempo non si trovano soluzioni, soltanto negli ospedali dell’Emilia Romagna potrebbero mancare circa 600 medici (fonte Anaoo, sindacato nazionale medici ospedalieri). Due le principali concause di questa drammatica prospettiva: il pensionamento dei professionisti più anziani (anche grazie a Quota 100) e l’imbuto della formazione specialistica che rende sempre più difficile assumere giovani medici. Negli ultimi anni poi si è fatto sempre più consistente il fenomeno della fuga in altri paesi dell’Unione Europea. Il distretto sanitario di Correggio e il nostro Ospedale S. Sebastiano non sono immuni da una situazione che rischia di abbassare il livello dei servizi.
Ad oggi le posizioni di medicina generale sono coperte, ma il problema si presenterà nel 2021, quando sette professionisti andranno in pensione. Complessivamente nei prossimi cinque anni andranno in pensione dai dodici ai quattordici medici, un terzo dell’attuale organico.
Analoga situazione per i pediatri: oggi fortunatamente non ci sono problemi di copertura, ma potrebbero manifestarsi in un futuro non lontano.
Per quanto riguarda il S. Sebastiano, già ora i concorsi banditi non consentono un reclutamento adeguato di personale: il numero di nuovi specialisti non riesce a coprire le cessazioni. Le carenze si registrano soprattutto nelle specialità di Medicina Interna, Geriatria, Fisiatria, Cardiologia, Oculistica, Anestesia, Pronto soccorso,Ortopedia.
Il nuovo PAL (Piano Attuativo Locale) aumenta la mobilità dei professionisti tra le diverse strutture ospedaliere, e questo ha reso l’AUSL di Reggio Emilia una delle più abili per capacità di impiego flessibile del personale sulle varie sedi; ciò nonostante, la mancanza di professionisti e la necessità di rispettare la legge sugli orari di lavoro (a garanzia dei pazienti e degli operatori) porta ad una notevole sofferenza nel mantenere standard di lavoro adeguati. Ad esempio, si fatica a mantenere continuità di copertura interna del Pronto Soccorso rispetto alle uscite dell’auto-medica, a contenere i tempi di attesa in Pronto Soccorso, a limitare i tempi di degenza, ad attuare il trasferimento di attività ospedaliere sul territorio.
Una vera propria emergenza riguarda i medici delle strutture protette per anziani (CRA). In questo momento si fatica a trovare professionisti del territorio che siano disponibili ad assumere questo incarico. Non esistono problemi invece a reclutare per la Guardia Medica, in quanto non è richiesta la specializzazione.
I provvedimenti in discussione a livello nazionale forse potranno in piccola parte tamponare questa grave “emorragia” di personale medico, ma anche se si adottassero adesso soluzioni drastiche (ad esempio l’accesso alla specializzazione di quasi tutti i neo laureati), prima di 5 anni non si riscontrebbero risultati soddisfacenti. Nel frattempo, molti dei problemi rimangono nelle mani delle singole AUSL: la nostra, con l’ultimo PAL, ha preso provvedimenti che, per quanto lungimiranti, non potranno da soli far fronte ad una crisi molto complessa.