Siano in mezzo a una tempesta.
Nel nostro territorio le perturbazioni vengono generalmente da ovest o da nord, invece la “tempesta”, il freddo intenso… i venti forti… provengono da est.
Quand a vin tempesta, la vin da Ferera.
Quando viene tempesta viene da Ferrara.
Ferrara è a est e da quella direzione arriva il brutto tempo.
Il Burian per i nostri contadini era sempre motivo di preoccupazione e guardavano con timore a questo vento freddo e cattivo che scendeva dalla Siberia.
Questa volta la “tempesta” dell’est è venuta dalla Cina.
Stiamo vivendo un momento molto difficile. Nessuno avrebbe mai potuto prevedere una situazione del genere. Siamo stati travolti dalla diffusione di un virus, coronavirus poi Covid 19, che si è rapidamente diffuso nel mondo scatenando una pandemia che ha provocato un altissimo numero di morti.
Origine
Sull’origine di questo virus si sono diffuse le più svariate teorie. È stato generato da esperimenti militari cinesi… è stato portato in Cina da potenti gruppi finanziari americani per contrastare la loro crescita economica…
L’ipotesi più accreditata pare essere quella che ipotizza una trasmissione, avvenuta nei mercati generali della città di Wuhan, tra animale e uomo. In particolare tra pipistrello e uomo.
Di fronte a un’ipotesi di questo tipo si rimane basiti, nella cultura popolare il danno più grave che un pipistrello poteva causare ad un uomo era quello di pisciargli in testa e fargli perdere i capelli.
S’at pesa in testa un pipistrel te perd i cavi.
Se ti piscia in testa un pipistrello perdi i capelli.
Più in generale si accettava, con rassegnazione e speranza, quel che gli uccelli concedevano dal cielo come un segno del fato.
S’at chega ados un usel a porta fortuna.
Se ti caga addosso un uccello è un segnale di fortuna.
Il pipistrello nell’immaginario collettivo è sempre stato visto come: un topo con le ali…
Forse per questo motivo il governatore del Veneto Zaia, nei momenti iniziali di diffusione del virus, ha messo insieme tutto quanto e si è abbandonato ad una incauta affermazione:
“Li abbiamo visti tutti i cinesi mangiare i topi vivi”.
Come se questa improbabile abitudine alimentare fosse la causa del virus.
Si ha da sempre la consapevolezza che un tempo a gh’era i magnagat (c’erano i mangiatori di gatti) ma si aveva l’avvertenza, dopo averli uccisi, di tenerli lungamente esposti al freddo e poi prima di cuocerli di insaporirli con delle conce per torer via al selvadegh (per togliere il selvatico).
La Grande Paura
Questa epidemia si è diffusa con numeri impressionanti e per diversi giorni si è temuto che il sistema sanitario crollasse.
Abbiamo visto in altri paesi che questo purtroppo è successo e quali sono state le disastrose conseguenze.
I medici, gli infermieri e in generale il personale sanitario ha svolto un lavoro eccezionale con abnegazione, spirito di servizio e sacrificio.
Le amministrazioni e le ausl hanno messo in campo un impegno straordinario, supportato anche dalle donazioni di privati cittadini e di imprese, per aumentare i posti letto, per dotarsi delle necessarie attrezzature, per riorganizzare il servizio sanitario e gli ospedali.
E a noi cosa è stato richiesto? Di rimanere in casa per evitare ulteriori contagi!!!
È incomprensibile il comportamento di tanta gente che non riusciva a rendersi conto della gravità della situazione…
Sembrava quasi che questo fosse un problema solo di certe categorie (gli anziani…) o solo delle altre persone…
A mor i caioun a gh’armagn i fureb…
Muoiono i coglioni restano i furbi…
Questa affermazione era però sempre accompagnata da un monito:
A vin po’ la stagioun
ch’a mor anch i fureb, cun i caioun…
Viene poi la stagione / che muoiono anche i furbi, con i coglioni…
Fase 2
Con questa consapevolezza dovremo affrontare la tanto attesa Fase 2, il superamento della fase emergenziale per entrare in una condizione meno restrittiva.
È necessario ricordare che il virus non è stato debellato e che non è ancora stato individuato un vaccino che permetta di essere immuni.
Quindi massima attenzione. Non è finita.
Ster in di pre da ca.
Rimanere nei prati di casa.
Si potranno piano, piano riprendere le abitudini del passato ma è necessario prestare la massima cautela ed evitare inutili rischi.
La memoria
Molti ricordano il racconto che gli anziani facevano della famosa febbre “spagnola” che si era diffusa nei primi anni del Novecento e aveva causato la morte di molte persone.
Un evento per loro incomprensibile e spaventoso.
Sui libri avevamo letto della peste del 1600 e, in questo periodo, in molti hanno estrapolato e condiviso stralci del libro I Promessi Sposi del Manzoni.
Erano ricordi lontani… che ci hanno lasciato in eredità un modo di dire che cerca di consolare chi sta tribolando:
L’è pes na fevra e po’ murir…
(rispetto a ciò che stai vivendo, faticoso e preoccupante…) è peggio una febbre e poi morire.
Nella memoria di tutti era sempre presente anche un proverbio che definiva una regola per il fine vita.
I vec i moren cun la regola di 3 C: cascheda, caghet e catar.
I vecchi muoiono per tre motivi: incidente (caduta), diarrea (virus…), catarro (polmoniti…).
Quello che verrà
Papa Francesco nei giorni scorsi, in una piazza San Pietro deserta, ha lanciato una preghiera:
“Dio, non lasciarci soli nella tempesta”.
Le sue parole hanno dato il senso della gravità della situazione che stiamo vivendo.
Le esperienze del passato ci insegnano che con pazienza e buon senso si superano tutte le difficoltà.
Non sarà domani e probabilmente nemmeno tra qualche mese…ci vorrà un po’ di tempo ma poi… tornerà il sole.
Quand la berca la và ed galoun an gh’è voia, no ed canter
In ste misera butega an s’armagn che suspirer
Mo la burasca la finirò, la burasca la finirà
Dopo l’acqua a vin al sol e al bel teimp al turnarà.
Quando la barca va male non ‘è voglia di cantare / in questa misera bottega non ci resta che sospirare
Ma la burrasca finirò, la burrasca finirà / dopo l’acqua viene il sole e il bel tempo tornerà.
Usando le parole di Luis Sepúlveda, scrittore scomparso in questi giorni per colpa di questo malefico virus, possiamo anche dire:
“Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro ancora si chiama sole e arriva sempre come una ricompensa dopo la pioggia”.