A gh’era un Re e na Regina…

In questi ultimi decenni si stanno diffondendo, nei più svariati ambiti, questionari con domande complesse e risposte definite, fra le quali il candidato deve scegliere quella corretta. Nelle scuole le verifiche con questa metodologia hanno in molti casi soppiantato i compiti in classe. La stessa prova Invalsi affrontata nella Scuola è impostata in questo modo. L’esame per ottenere la patente, da diversi anni, funziona con quiz a risposte “chiuse”. Anche per essere assunti in una azienda, in molte realtà, vengono sottoposti questionari che sostituiscono o anticipano i colloqui.

Questo modo di operare lo abbiamo acquisito dalla cultura statunitense, molto pragmatica. La tradizione specialistico-tecnica sta pian piano sostituendo l’approccio della nostra cultura classica che era più “narrativo” e prevedeva risposte “aperte”. La verifica delle conoscenze, della preparazione e gli “esami della vita” si affrontavano in maniera discorsiva e dialogante.

Nelle comunità contadine studiare oltre la V elementare era un lusso, la lettura era poco praticata e molte persone sapevano fare la loro firma e poco di più. La trasmissione del sapere avveniva in forma orale. Per predisporre i ragazzi alla complessità della vita e introdurli ai rudimenti di logica, matematica, storia e geografia si utilizzavano allora formule codificate che attraverso indovinelli fissavano nella memoria quel che era necessario sapere e gli insegnamenti che scherzosamente erano sottintesi.

Questi interrogativi hanno il compito di introdurre alla logica, invitare i ragazzi a riflettere e a cogliere gli insegnamenti che sono nascosti all’interno di domande scherzose o assurde.

Ve ne erano di argomento geografico:
Né Roma, né Fiureinsa / Né Roma, né Firenze
né Milan, né Piaseinsa / né Milano, né Piacenza
me a t’al degh e gnan t’el se / io te lo dico e tu non lo sai
com-o a s’ciama sta site. / com-o si chiama questa città.

L’abilità del narratore nel contrarre la parola decretava la complessità della soluzione. Una volta scritto, questo indovinello è chiaramente molto più facile da risolvere.

Altri erano un po’ più astrusi.

San Svan al gh’a più an / San Giovanni ha più anni
San Jusef l’è ne più prest / San Giuseppe è nato prima
San Lureins al gh’a più teimp. / San Lorenzo è vivo da più tempo.
Chi el al più vec?/ Chi è il più vecchio?
Demel te che t’è più coioun che me! / Dimmelo tu che sei più coglione di me!

Quelli logico-matematici erano più complessi e meritavano un’attenta riflessione:

A gh’era un Re e na Regina / C’erano un Re e una Regina
ch’i cagheven in d’una tina / che cagavano in una tina
la Regina a l’a fata mesa / la regina l’ha fatta mezza
al Re a l’a fata pina / il re l’ha fatta piena
chi n’a fat de più? / Chi ne ha fatta di più?
Al Re! / Il Re!
Tuta la merda in boca a te! / Tutta la merda in bocca a te!

Il tema trattato è complesso perché dovrebbe essere chiarito se la facevano nella stessa tina o in due tinozze separate… ma come si comprende tutto l’indovinello è costruito per indurre a quella risposta e per poter stupire con il finale.

Ancora più complicato il tema delle operazioni matematiche.

Tri per ot… scufiot / Tre per otto… scuffiotto
la metè ed n-ov… l’è la bala / la metà di nove (un uovo)… è il tuorlo
l’esen il dal cul / l’asino dietro la schiena
e al barusein in spala. / e il biroccino in spalla.

Sono tutte operazioni “assurde”. Le prime due partendo da presupposti matematici producono risultati comici. Le altre due affermano situazioni contrarie al buon senso: l’asino deve stare davanti e deve trainare il biroccino che non può essere portato a spalla.

Vi sono poi domande che obbligano i ragazzi a fare scelte difficili.

È più elt na piopa / È più alto un pioppo
va più fort un treno / va più forte un treno
o è più dols al sucher? / o è più dolce lo zucchero?

Voi sapreste rispondere?

Se sapete questa, allora ditemi:

È più pes na merda madura / È più pesante una merda matura (un bisogno pressante)
o un sach d’amsura? / o un sacco di un quintale?

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