“Felice è l’uomo che può vivere del suo hobby” (G.B. Shaw). Questo è quello che traspare dai visi dei tre costruttori del plastico di modellismo ferroviario “I tre Borghi: progetto e realizzazione di Marcello Maramotti, con la collaborazione di Roberto Bartoletti alle luci e di Gianpaolo Cavalieri al paesaggio”, mentre iniziano ad illustrarmi i particolari del loro sorprendente lavoro. Già, perché non ti aspetti, varcando la porta di un anonimo garage in via Buonarroti a Correggio, di trovarti improvvisamente in un mondo fantastico, in movimento, pieno di luci e colori. Il plastico, lungo 11 metri e largo 2.5, riproduce, in scala ridotta, le ferrovie, i treni, la stazioni e tutto quello che vi ruota intorno: le città, i borghi e il paesaggio di un luogo che la fantasia degli autori ha generato con forti richiami a quello italiano dei primi del Novecento. Nonostante le grandi dimensioni, lo sviluppo delle ferrovie del plastico non riesce ad ospitare tutti i treni presenti ed è stato necessario costruire delle “rimesse” per i treni non in esercizio, ai piani sottostanti; per motivi di praticità il tutto è stato “appeso” al soffitto e si presenta come un “sandwich” a tre strati che possono essere alzati o abbassati attraverso un sistema di carrucole elettriche. Una soluzione ingegnosa che nasconde grande impegno e grandi competenze.
Marcello, come viene governato questo intenso traffico di treni su una rete ferroviaria che si interseca con tanti scambi, semafori, depositi di locomotori, con due stazioni e vari passaggi a livello?
«Ho risolto questo dilemma attraverso un sistema computerizzato: utilizza un programma derivato da un software che comanda ferrovie “reali”, opportunamente modificato da un bravissimo ingegnere torinese che lo ha reso utilizzabile anche da un non specialista di computer come me; posso così richiamare un treno dalla rimessa, stabilirne il percorso, le fermate, la velocità e sarà automaticamente coordinato con gli altri treni che stanno in quel momento circolando sulla rete».
Quando è iniziato questo enorme progetto?
«Circa 20 anni fa, ma è stato continuamente ampliato e modificato; gli strati sotterranei risalgono al 2013. I modellini dei treni sono riproduzioni di treni italiani, dai primi treni a vapore al Freccia Rossa e sono acquistati sul mercato mentre le strade ferrate, i percorsi e tutto quanto riguarda il sistema ferroviario è stato progettato e realizzato dal sottoscritto. Nel 2014, sollecitato da diversi appassionati del settore, ho deciso di esporre il plastico alla fiera “Play festival del gioco” a Modena: per il trasporto ho dovuto noleggiare un bilico. Il montaggio e lo smontaggio hanno richiesto un grande sforzo, pur compensato dal successo riscosso. Ora sarebbe impossibile la movimentazione: chi volesse vederlo dovrà venire qui in via Buonarroti».
La passione per i treni a quando risale?
«Avevo cinque anni e accompagnavo mio padre che lavorava a Rubiera nel cantiere per la costruzione dello stabilimento Sagip, che era di fianco alla stazione dei treni: rimanevo ore a guardare affascinato il traffico ferroviario. Da allora la passione non è più venuta meno e, anche se ho fatto un mestiere che non aveva nulla a che fare coi treni, ho continuato a costruire modellini di ferrovie sempre più complessi e articolati; ora, in pensione, mi ci posso dedicare in tutta libertà. La bellezza di un modellino e la soddisfazione del costruttore è rappresentata dal “movimento”, anche se a volte i deragliamenti avvengono e allora si cerca di migliorare la tecnica. Questo movimento lo trasforma da una arida realizzazione tecnica in un viaggio affascinante, se viene inserito in un paesaggio che di notte si può anche illuminare. A questo hanno pensato i miei due amici e collaboratori modenesi, incontrati frequentando la comunità di appassionati di modellismo ferroviario, Gianpaolo e Roberto».
Gianpaolo, geometra, tecnico di cantiere, da pochi mesi in pensione, è l’architetto e costruttore del paesaggio del plastico. «La mia passione per i treni è nata da bambino, guardando la stazione di Modena che era vicina alla casa della nonna, dove passavo lunghi pomeriggi. Anche io costruisco plastici di modellismo ferroviario, anche se in scala più ridotta di questo, ma in particolare amo costruire paesaggi che possano ambientare e valorizzare i modellini. In questo caso ho voluto costruire un paesaggio di fantasia con una città e due borghi di montagna. Ho riprodotto fabbricati italiani di epoca non moderna. Le stazioni sono due: una, la più grande, ha la targa Reggio Emilia ma non la riproduce, mentre l’altra è la riproduzione in scala di quella di Pergine Valsugana, per ricordare la nota fabbrica di trenini Rivarossi, allora la mia preferita, che aveva il modellino di quella stazione. All’interno e all’esterno dei fabbricati cerco di ricostruire scene di vita comune, come una famiglia a pranzo, un bar con avventori al banco, impiegati in ufficio, operai di fabbrica, clienti che si recano ai negozi. I fabbricati che compongono il paesaggio sono circa un centinaio e, anche per un problema di costo, sono tutti autocostruiti in arte povera, vale a dire con materiali di recupero come carta, cartone, legno riciclato, fotocopie. Così le montagne, le gallerie, le strade utilizzano gli stessi materiali. Gli abitanti del plastico sono costruiti in pasta di sale, un materiale economico e facile da produrre. Per evitare l’effetto “presepe”, ho rispettato in modo rigoroso le proporzioni e ho adottato la scala H0 con un rapporto 1:87».
Cala la sera quando improvvisamente il plastico si illumina creando una atmosfera veramente suggestiva. Mi rivolgo allora a Roberto, modenese, ex bancario ora in pensione, che in questo progetto ricopre il ruolo di “tecnico delle luci”. «Ho ereditato la passione da mio padre che costruiva modellini: per me, bambino, erano meravigliosi. Collaboro con Marcello da tempo ed in questo plastico mi sono occupato della parte elettrica. Ho realizzato l’illuminazione delle abitazioni, i lampioni delle strade, le luci delle carrozze dei treni, dei negozi, delle stazioni e di ogni altro fabbricato funzionale; il paesaggio serale e notturno rende più completo il plastico. I punti luce sono realizzati con micro led, piccolissimi e molto luminosi, che acquistiamo direttamente in Germania. Un tema rilevante è la manutenzione: i carrelli dei treni devono essere continuamente lubrificati, i binari devono essere sempre puliti (la polvere è il principale nemico), i locomotori sempre in piena efficienza; solo così il plastico “vive”».
Il lavoro di squadra ha realizzato un’opera piena di particolari e dettagli, divertente andare a scoprire poco per volta. Osservando i treni che partono, immagino di prendere uno zaino leggero e salire su una di queste carrozze-meraviglia per una destinazione qualsiasi, purché lontana. Qui, tra questi tre borghi, non ci sono zone rosse o arancioni.