Rita Pelusio, bravissima attrice di teatro, è intervenuta, lo ricorderete, alla Festa di Primo Piano dello scorso dicembre con il suo apprezzatissimo spettacolo “Eva – diario di una costola”. Nell’occasione ci confessò che ama i cappelletti fatti in casa dalle nostre donne. Allora siamo andati a trovarla a Milano e le abbiamo portato i cappelletti. E per le nostre donne… le abbiamo chiesto di mandarci una sua riflessione sull’ 8 marzo, la giornata internazionale della donna. Eccola.
“Ci scriveresti una riflessione sull’8 marzo?”
“Sì”
Mi metto al computer.
Su questo giorno si è detto tanto e si ripete ogni volta. In questo giorno ci si ricorda le grandi filosofe, si ricordano le femministe, si ricordano le operaie, si ricordano le donne che subiscono quotidiana violenza, le donne contro la mafia, le madri coraggio, le donne che si oppongono a regimi dittatoriali, le donne del sindacato, le donne normali che fanno salti mortali, acrobate che sfidano la gravità di una differenza che ancora esiste.
E tutti gli altri giorni? Viviamo in una totale amnesia? Tutti gli altri giorni di chi sono?
Mentre rifletto su tutte queste cose mi rendo conto che, pur essendomi ricordata di tutte le figure femminili che hanno cambiato la condizione della donna, ho dimenticato una cosa fondamentale: comprare il latte per mio figlio.
Scendo, arrivo dal panettiere che mi dà
il latte e la mimosa, gli dico che non la voglio e che sono allergica e che manca una settimana all’8 marzo, mi dice di prenderla ugualmente, anche gli addobbi natalizi adesso si mettono a ottobre, si sono anticipati i tempi.
La prendo sbigottita e torno a casa.
Riapro il computer.
Rileggo quanto scritto e arrivo alla parola latte, oh cavolo, ho preso la mimosa e ho dimenticato il latte.
Stand-by, riscendo.
Prendo il latte e un altro mazzo di mimose, insiste. Lo prendo perché non voglio discutere e ostento una risata di circostanza.
Risalgo. Intanto telefona il mio compagno, termine veterofemminista che a seconda della durata della relazione viene sostituito con, “amore”, segue “gioia”, segue “caro”, segue “oh!”
Spesso viene anche chiamato Lui. Pronome generico che indica che ad un certo punto uno vale l’altro. Lui mi dice che si prende la serata libera, così io posso uscire l’8 marzo.
Gli dico che l’8 marzo non esco per principio.
Ho dimenticato le chiavi dal panettiere.
Riscendo.
Il panettiere mi dice che capita sempre di dimenticarsi qualcosa, ma che noi donne siamo multitasking e riusciamo a fare sempre tutto. “Come fate?”
Vorrei ribattere e mi passa altro mazzo di mimose, non discuto e lo infilo nell’ultima tasking libera.
Risalgo.
A questo punto guardo le mimose, e posso dire che mi sono fatta un mazzo tanto.
Le poggio sul tavolo davanti al computer.
Ma il resto dell’anno dove sono nascoste le mimose? Non si vedono mai.

- Marzo 2019
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