50 sfumature di… San Valentino

Il Nastro Rosso

Si inaugura, da oggi, una nuova rubrica.
L’obiettivo che ci poniamo, nello scrivere, è solamente uno: parlare d’Amore.

Amore in tutte le sue forme, sfaccettature… e sfumature, come nel nostro titolo.

Il modo decidetelo voi: aspettiamo vostre lettere, fotografie, proposte per interviste.
Ogni mese cercheremo di sondare questo pianeta bizzarro che si chiama cuore, liberi da inibizioni.
Amicizia, sesso, innamoramento, passione, anche amarezza e delusione: tutte sfaccettature di un prisma cangiante, che, ci auguriamo, possa restituire il riflesso del vostro 2015.

 

Ci risiamo, come ogni anno.
Implacabile come le tasse, irrevocabile come il pranzo con i parenti che non vedi da secoli e leggermente imbarazzante come la cena con i vecchi compagni delle superiori.

Di cosa parlo? Guardate la data, amici.
Oggi è San Valentino.

Mentre scrivo, mentre batto le dita sulla tastiera, i negozianti gettano al vento i cartelloni che ci vendono tutto in saldo e riorganizzano la loro vetrina. Un solo colore domina: il rosso.
Penso a due negozi in particolare: Catellani, in cui generazioni di ragazzi ritardatari vanno a comprare una scatola di baci Perugina (a chi è capitato di riceverne una identica a quella appena regalata?
A me sicuramente), e al volgarmente detto “99 cent”, che letteralmente trabocca di cuoricini.

Ora, quando si parla di San Valentino, in genere le reazioni sono due, indipendentemente dal fatto che si sia single o meno.

Abbiamo, da un lato, la coppia che lo trascorrerà andando a cena fuori o concedendosi una vacanza, perché i due membri di essa sono inguaribili romantici, perché adorano queste ricorrenze frivole o perché le prendono come pretesto come una fuga dalla quotidianità.

Dall’altro lato, tutto il resto del mondo: single, coppie che non lo festeggerebbero nemmeno sotto tortura o alle quali non interessa per nulla, persone che quasi non ne conoscono l’esistenza…

Ebbene, in questo inizio di 2015, queste categorie secolarmente opposte si mescoleranno e sciameranno verso un’unica direzione: il cinema.

Ormai lo sanno tutti: il 12 febbraio ha fatto la sua comparsa sugli schermi italiani il famigerato “50 sfumature di grigio”.

Lo so, ne hanno parlato ovunque, ma voglio immaginare per un momento che i miei lettori non sappiano assolutamente nulla della trama.
Di cosa parla, quindi?
La storia è ridicolmente semplice: un’avvenente incontra un ricco ma tenebroso miliardario che la fa sua in tutti i modi umanamente concepibili.
La vicenda continua più o meno nello stesso tono per tre libri, che sono stati un best seller mondiale.
Originale, vero?

Quello che oggi vorrei provare a chiedermi è: perché questa storia ci attrae così tanto?
Proprio noi, che siamo donne indipendenti dai nostri morosi/mariti/padri, siamo disposti a spendere otto euro per essere spettatrici del trionfo del machismo?
Ho cercato dentro di me una risposta, perché, inutile negarlo, anche io sarò sicuramente fra quelle persone che saranno in prima fila a masticare popcorn. La prima domanda ne genera molte altre: vado a vedere questo film perché vorrei essere come lei?
Come la Anastasia dai grandi occhioni che non batte ciglio prima di firmare un contratto di sottomissione?
Guardiamola con la lente d’ingrandimento, questa eterea fanciulla, questa proiezione di noi donne del 2015.

Come già detto, Anastasia è molto carina e giovane ma incredibilmente goffa.
Ha studiato lettere e non ha amiche.
Soprattutto, non ha mai nemmeno baciato un uomo.
Praticamente un’ameba priva di vita sociale, che si ritrova improvvisamente travolta da un vortice di passione.
Siamo noi? Nemmeno per sogno.
Anastasia non dice parolacce, è una timida libellula che si lascia prendere per mano e trasportare in un mondo di perversione.
Mi stupisce pensare che un personaggio del genere abbia preso vita proprio dalla penna di una donna. Che ne è stato delle grandi eroine?
Davvero noi donne del 2015 vogliamo essere rappresentate da questo stereotipo su carta?
Non penso.

Quindi, ecco il patto.
Andiamo pure a vederlo.
Andiamoci con le nostre migliori amiche per farci due risate, lasciando a casa gli uomini.
Loro non capirebbero.
La tanto decantata donna del 2015 ha il sacrosanto diritto di sprecare due ore della sua vita nella più totale beatitudine, incuriosita da un fenomeno mediatico.
Ma allo stesso tempo, come parte della stessa categoria, rivendico un diritto che mi sembra più che mai importante, in questo inizio d’anno.
Il diritto di essere tridimensionale.
Il diritto di essere Anastasia, se mi va, nei momenti privati della mia vita.
Il diritto di esserla sempre, come quello di non esserla mai.
Il diritto di essere me stessa.

Buon San Valentino!

Condividi:

Leggi anche

Newsletter

Torna in alto