Contro la schiavitù dell’indifferenza

L’esperienza di Casa Spartaco, Casa del popolo 2.0

Chi ha detto che le Case del Popolo di una volta non ci sono più?

A Budrio, già da un paio d’anni, una c’è.
È “Casa Spartaco”, che della tradizione delle Case del Popolo, un vanto della nostra terra, vuole proporsi come una rispettabile erede.
Una Casa del Popolo 2.0.

Il nome dello schiavo che osò sfidare il potere di Roma imperiale, è qui associato ad un’esperienza voluta e gestita da un bel gruppo di giovani.
Il loro intento è di combattere contro l’impero dell’indifferenza e portare sul nostro territorio forme di organizzazione e di aggregazione sociale diverse dal solito: iniziative musicali, presentazione di libri e attività di doposcuola.

Già da quattro anni operava “Rete Spartaco”, un gruppo di “compagni e compagne” distribuiti sul territorio correggese, intenzionato ad ispirarsi alle pratiche solidaristiche del movimento operaio nate nel dopoguerra.
E di lì è nato il resto.

Andrea, uno dei protagonisti, mi dice: «Rete Spartaco è un’esperienza politica che ha come fine il bene comune e l’aggregazione della sinistra correggese.
Facciamo politica, ma una politica alternativa, non compatibile con la logica del profitto. Questa Casa è il nostro luogo d’incontro.
Pensa che era un laboratorio di maglie.
Qui dentro abbiamo cominciato a trovarci e a chiacchierare… e adesso siamo diventati Casa Spartaco, una casa assolutamente libera. Noi non facciamo, nè chiediamo tessere.
Chi vuole entrare venga pure, tutti aiutano e tutti fanno tutto!»
Una vera Casa delle libertà.
Se pensiamo a chi, in politica, oggi, si auto appioppa tale titolo… beh lasciamo perdere, almeno per rispetto del nome di Spartaco!.

Politica e poi? Chiedo. Me lo spiega Simone.
«Siamo partiti in 14-15 compagni e mentre mettevamo a posto la Casa, la gente si avvicinava curiosa e abbiamo cominciato a chiacchierare con loro.
Abbiamo organizzato presentazioni di libri e concerti musicali.
Poi dei laboratori formativi con i bambini e poi ancora un doposcuola.
Abbiamo 14 bambini con 7 educatori.
Ci teniamo al rapporto di 2 a 1, come carta d’identità della “scuola popolare Spartaco”.

Qui a Budrio c’è un’alta percentuale di migranti, ragione per cui c’è una scuola di italiano nel doposcuola.

Oltre alle lezioni di italiano i bambini si integrano tra di loro. Ed è una esperienza unica. Abbiamo organizzato laboratori creativi con gli origami, l’orto didattico e gli spettacoli teatrali, il tutto con autofinanziamento e autogestione».

Ancora Andrea, che aggiunge: «Stiamo collaborando con una fabbrica autogestita dagli operai in Turchia, una fabbrica dismessa, dove fabbricano maglioni che noi importiamo e su prenotazione li vendiamo.
Speriamo di invitarli presto qui da noi in Italia.

Altra novità è il forno.
Sarà pronto per la metà di maggio e sarà un forno comune, dove chiunque potrà venire a cuocere quello che vuole. Lo costruiremo insieme il 17-18 aprile”». Il forno Spartaco per far pane in libertà! Che bel profumo!

Quello che vuole fare Rete Spartaco è, mi pare di capire, quello di offrire uno zainetto culturale con dentro una sorta di “kit di montaggio” per una sinistra che riscopra le pratiche solidaristiche del tempo passato riadattandole ai giorni nostri.

Nota finale: i giovani del gruppo Rete Spartaco si sono rifiutati di mettere i loro cognomi nell’intervista e i loro volti nelle foto, non per nascondere alcunché o per timidezza, ma perché vogliono che sia solo il gruppo nel suo insieme ad apparire in Primo Piano.

Spartaco osa sfidare anche la potenza imperiale di Narciso.
Una bella battaglia, da sostenere.

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