Un piacevole incontro con Sveva Schiatti, fantina giovane ma molto esperta, veterana di equitazione, che di seguito ci illustra in breve la sua passione!
Che cosa ti ha avvicinata all’equitazione e cosa ti ha attratta maggiormente?
«Ho iniziato quando ancora ero in prima elementare. È stato mio papà ad accompagnarmi la prima volta al maneggio, dato che lui aveva già avuto delle esperienze con i cavalli. Sapevo di cosa si trattava ma non lo avevo mai provato, ero piccola. Ho inziato il mio percorso al Centro ippico Trignano dove il mio istruttore era Moreno Guidetti ma da poco mi sono trasferita a Carpi al Circolo Ippico Equiclub, mi allena Massimo Marangoni».
Come senti che ti aiuta questo sport da un punto di vista personale?
«Sicuramente, come tutti gli sport di livello agonistico, serve per imparare a gestire la tensione ad esempio prima di un concorso, durante cui è fondamentale mantenere il sangue freddo. Per quanto riguarda il carattere, senz’altro fa una buona parte il rapporto che è necessario costruire con l’animale, che contribuisce comuque a formare la propria personalità».
Quali aspetti dell’equitazione diresti che ti rappresentano?
«Bisogna essere in grado di mantenere la calma anche perchè il cavallo percepisce le sensazioni che gli trasmette qualcuno che si avvicina ed è importante farlo sentire a suo agio e fuori pericolo».
Quali sono le caratteristiche che secondo te deve avere una persona che inizia equitazione?
«Nessuna caratteristica particolare in realtà, serve del tempo certamente per adattarsi all’ambiente in cui ci si prepara e al tipo di lavoro da affrontare e l’esperienza che cresce man mano per capire come comportarsi».
Il rapporto con il cavallo come lo gestisci?
«Io ho un cavallo mio. Per quanto riguarda l’approccio dipende molto da cavallo a cavallo e dal suo carattere: la mia, ad esempio, non è molto affettuosa e fa abbastanza fatica a fidarsi delle persone, il che implica un certo tipo di atteggiamento nei suoi confronti da parte mia.
Serve sicuramente molta sensibilità per legare con il cavallo e, come in una qualsiasi relazione, la confidenza si costruisce con il tempo, serve pazienza per creare intesa».
Qual è la gara che ricordi in modo più felice?
«Sicuramente l’internazionale ad Arezzo, perchè è stata la mia prima gara internazionale e c’erano molti cavalieri stranieri: un ambiente completamente nuovo per me ma molto stimolante. C’è stata poi anche la soddisfazione di aver vinto, mi sono classificata seconda e prima!»
Che tipo di impegno richiede uno sport di questo tipo?
«Direi che in primis richiede un impegno di tempo, perchè anche se l’allenamento dura un’ora bisogna scaldare il cavallo prima e prepararsi; in genere mi occupa 3 ore al pomeriggio, tutti i giorni esclusa la domenica».
Secondo te perchè una persona dovrebbe avvicinarsi al tuo sport?
«Innanzitutto è uno sport originale, bisogna avere molta passione perchè come dicevo richiede molto sforzo in fatto di tempo; all’inizio non è affatto semplice come sembra, bisogna avere pazienza se non si riescono a raggiungere obiettivi o miglioramenti immediati. Insegna, sulla relazione instaurata con l’animale, a trattare con le persone: prima di entrarvi in contatto bisogna capire in che stato è il cavallo, se è una brutta giornata o meno, saper interpretare l’atteggiamento di un cavallo è importante».
Come credi che sia sentita l’equitazione in Italia?
«A livelli alti, molto poco, e tanti cavalieri che hanno potenziale decidono di spostarsi all’estero in scuderie dove ci sono cavalieri importanti e dove si può iniziare a farsi un’esperienza di tipo professionale».